Pino Porzio, il tecnico diventa manager. «Scossa per la pallanuoto a Napoli»
Cambia posto, spostandosi dalla panchina alla scrivania. «Ma in effetti il manager già l’ho fatto alla Pro Recco e nelle stagioni con la nazionale canadese». Pino Porzio, 54 anni, gloria del Posillipo e dell’Italia, olimpionico nel ‘92, ha creato la WPHub per sostenere le società sportive, anzitutto della sua città e della sua amatissima pallanuoto.
Cos’è WPHub?
«L’acronimo di Water, Porzio e Hub. Perché Napoli è il luogo dove nasce e vuole svilupparsi questo progetto con l’aiuto di professionisti che sono al mio fianco, da commercialisti a uomini di sport. Quando è scoppiata la pandemia due anni fa, ho cercato di vedere le cose in modo positivo e ho studiato questo progetto, con consulenze che possono aiutare le società a individuare il percorso giusto per ottenere, ad esempio, finanziamenti dalla Comunità europea. Proponiamo soluzioni e strategie innovative per aiutare ad affrontare sfide e problematiche in un settore complesso e in continua trasformazione».
Al centro c’è sempre la pallanuoto che da tempo a Napoli vive stagioni di sofferenza.
«Il momento è difficile non solo per le squadre napoletane. Qui, è vero, vi sono problemi notevoli per chi dirige i circoli e per chi gestisce gli impianti sportivi. Chi come me è cresciuto qui, vincendo tutto quello che era possibile vincere, avverte un colpo al cuore. Ma io penso che possa esservi una strada».
Quale?
«L’esempio viene dal Napoli Basket, dalla squadra che un gruppo di imprenditori seri e affiatati ha saputo creare e riportare in serie A. Ecco, sono momenti complicati per tutti sotto l’aspetto economico,ma credo che debbano essere sollecitati gli imprenditori nel modo giusto affinché possano dar vita a una sinergia e offrire un contributo per risollevare uno sport che in questa città, con tutto il rispetto per il calcio, ha scritto la storia. E ritengo anche che a Napoli debba esservi una testimonianza tangibile del ruolo della pallanuoto».
E quale?
«Un museo della pallanuoto. È un’idea sulla quale rifletto con i partner di WPHub, già dal secolo scorso Napoli ha raggiunto i livelli più alti in questo sport: ricordo gli scudetti della Rari Nantes e l’oro vinto dai giocatori napoletani alle Olimpiadi di Londra».
Dopo quattro anni, e aver sfiorato la qualificazione ai Giochi di Tokyo, ha lasciato la panchina del Canada: consigli da dare a Insigne, che ha deciso di volare a Toronto?
«Sono stato bene in Canada e ho anche seguito il calcio. Che è un altro calcio. Toronto è una città fantastica, la NewYork canadese la chiamano. Rispetto la scelta di vita ed economica fatta da Insigne, ma deve sapere che sotto l’aspetto professionale ha fatto un passo indietro e questo avrà un riflesso anche sul rapporto con la Nazionale. Fossi stato in lui, avrei fatto di tutto per restare a Napoli, vincere lo scudetto ed entrare nella storia della squadra e della città